Potrebbe arrivare dalla natura, la risoluzione economica e semplice di uno dei grandi problemi dei Paesi in via di sviluppo: l’approvvigionamento di acqua potabile.

Fra le diverse tecniche disponibili per la purificazione delle acque , quella scoperta dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) è davvero singolare. Si tratta di una nuova tecnica, semplice e a basso costo, che utilizza i rami degli alberi .
A presentare questa straordinaria (e del tutto naturale) scoperta, è l’autorevole rivista Nature Communications . Secondo gli scienziati del Massachusetts Institute of Technology (MIT) basterà tagliare e scorticare il ramo di un pino per ottenere un filtro naturale in grado di depurare l’acqua da batteri e virus. La ricerca è stata sviluppata in India , dove i ricercatori hanno realizzato e testato dei prototipi perfettamente funzionanti e riproducibili da chiunque.

Una risorsa naturale

“Ci aspettiamo che questi filtri possano rendere l’acqua potabile migliorando la salute delle persone che vivono in posti dove finora si poteva bere solo acqua non filtrata”, spiega Rohit Karnik, docente di ingegneria meccanica al MIT. “Dato che le materie prime sono ampiamente disponibili e i processi di fabbricazione semplici, si può immaginare di coinvolgere le comunità stesse nelle fasi di reperimento, produzione e distribuzione dei filtri”.
La tecnica, completamente naturale, prevede l’utilizzo dei rami di piante gimnosperme, ovvero di quelle che non fanno fiori come, appunto, il pino e il ginkgo. Sotto la corteccia dei rami di questi alberi si trova la parte periferica del tronco di colore più chiaro (alburno), costituita dalla parte di xilema più giovane (un tessuto vegetale adibito alla conduzione della linfa), che trasporta l’acqua e le sostanze nutritive dalle radici). I condotti che formano lo xilema sono connessi fra loro attraverso membrane che agiscono da veri e propri filtri, bloccando bolle e impurità.
Eseguendo una piccola sezione del ramo, è possibile ottenere un filtro che, immerso in acqua calda per un’ora, quindi in etanolo e, infine, asciugato. In questo modo le membrane dello xilema restano permeabili ed efficienti proprio come i filtri commerciali, anche a distanza di due anni .
Test di laboratorio eseguiti dagli scienziati del MIT hanno poi dimostrato che questi filtri ottenuti dai rami degli alberi sono in grado di rimuovere oltre il 90% dei contaminanti come i batteri Escherichia coli e i rotavirus, tra i principali responsabili delle affezioni grastrointestinali da ingestione di acqua contaminata.
Sono ancora in fase di studio, i dati relativi alle capacità di questi filtri naturali, di filtrare anche contaminanti chimici come l’arsenico.