Il 2020 è stato un anno caratterizzato da molti cambiamenti, per lo più forzatamente innescati dalla pandemia ma che probabilmente non si interromperanno con il termine dell’emergenza sanitaria.

Meno viaggi, attività produttive ferme per alcune settimane, telelavoro, eventi digitali, nuovi modelli di condivisione: tutto questo ha portato a una diminuzione della CO2 emessa in atmosfera (si stimano 2,4 gigatonnellate di anidride carbonica in meno rispetto al 2019). Ma non è abbastanza: secondo la ricerca Global Carbon Project, sono stati comunque emessi 34 gigatoni di altri gas serra che concorrono ad aumentare  la concentrazione di CO2 nell’atmosfera.

Siccome non esistono bacchette magiche, e per rimediare a oltre un secolo di danni ecologici non bastano poche settimane di lock down, lo sforzo per evitare una possibile catastrofe climatica deve essere collettivo: ogni singolo individuo, ogni singola attività produttiva, ogni azienda deve fare la sua parte. Tutti sono chiamati a cambiare il proprio stile di vita quotidiano e a renderlo più rispettoso del clima. 

Tralasciando gli aspetti individuali, in ogni azienda l’approccio corretto è quello di analizzare ogni singolo momento di ogni flusso produttivo e individuare dove e come è possibile renderlo meno inquinante, o addirittura non inquinante. Non sarà un passaggio veloce, né indolore, ma è necessario.

Alcune aziende, come MEWA, da tempo offrono soluzioni che non portano solo vantaggi economici, ma anche ambientali: con il suo metodo del “Textilsharing”, infatti, è possibile evitare gli sprechi e condividere panni da lavoro di qualità, aiutando l’ambiente affidandosi, per questo aspetto, a una realtà che da 110 anni fa del rispetto del clima una delle sue priorità.

Il textilsharing di MEWA

Il business MEWA si basa su un concetto molto semplice: i panni non vengono venduti, ma noleggiati in Full Service.

Chi sceglie MEWA riceve la quantità necessaria di panni, che vengono consegnati esattamente dove vengono utilizzati.  Inoltre, l’autista MEWA porta  uno o più contenitori di sicurezza SaCon, che servono per lo stoccaggio e il trasporto sicuro e conforme alle normative dei panni usati. 

I panni usati vengono conservati nel contenitore di sicurezza MEWA SaCon a chiusura ermetica (Foto: MEWA)

Il giorno concordato l’autista raccoglie i panni per portarli a lavare e porta anche un carico di panni puliti, anche sotto il profilo igienico.  Questo sistema circolare è sostenibile a tutto tondo: evita chili di rifiuti dannosi per l’ambiente e ogni panno può essere lavato fino a 50 volte. Anche una volta portato alla MEWA, infatti, il panno per la pulizia viene sottoposto a processi di lavaggio e asciugatura assolutamente ecologici.

L’arte di recuperare e riciclare il più possibile

Grazie a tecnologie innovative,  i lubrificanti  contenuti nei panni sporchi vengono filtrati e riutilizzati per riscaldare le linee di lavaggio e asciugatura. E questo è il bilancio annuale: una copertura dell’80% del fabbisogno di energia e un risparmio di sette milioni di litri di combustibile.

Inoltre, l’ultramoderno sistema a cascata delle linee di lavaggio assicura un uso parsimonioso dell’acqua.  I detergenti, utilizzati comunque in dosi minime, sono biodegradabili.

Poche mosse, ed ecco che uno degli aspetti con il maggior impatto ambientale di realtà come officine e fabbriche può essere minimizzato quasi all’annullamento. In poco tempo.

Non ci sono più infatti i panni usa e getta da smaltire, che per essere prodotti emettono tra l’altro CO2. Il sistema di panni ha inoltre molti altri vantaggi: è una soluzione professionale e di alta qualità per ogni azienda, conveniente, fa risparmiare tempo e costi che possono essere calcolati con precisione.

Dalle più piccole officine ai grandi impianti di produzione, il sistema di panni MEWA è sempre vantaggioso e offre un contributo concreto all’ambiente (Foto: MEWA)